Cartesio - dualismo e analisi delle passioni

 


Per Cartesio il pensiero (res cogitans), coincide con l'anima, è lo spirito  fondamento di ogni ulteriore certezza, dotato di esistenza propria e indipendente.  Contrapposta alla res cogitans è la materia o estensione (res extensa), di cui fa parte il corpo, sia degli animali sia dell’uomo, il quale rappresenta una realtà autonoma. È da questa visione che consegue il celebre dualismo cartesiano. Dal dualismo discende la dottrina del corpo come macchina, le cui attività sono effetto di leggi meccaniche. In questo contesto riveste un ruolo fondamentale il sistema nervoso, la cui attività si esplica in modo rigidamente meccanico (non per impulsi elettrici, come al contrario afferma la scienza odierna). 
Cartesio traccia una netta divisione tra il mondo umano e quello animale. Una differenza  fondamentale è rappresentata dal linguaggio, con cui gli uomini esprimono il proprio pensiero.
Egli cercò, anche, di determinare il luogo in cui l’anima interagisce con il corpo, individuandolo all’interno del cervello, più in particolare nella cosiddetta ghiandola pineale, l’unica componente del cervello non divisa in due parti simmetriche e pertanto in grado di unificare le sensazioni provenienti dagli organi di senso. La teoria che Cartesio fornisce non appare del tutto convincente, permangono tutti i problemi legati al dilemma del rapporto mente-corpo, problemi che continuano a impegnare ancora oggi scienziati e neurobiologi, oltre che filosofi ed epistemologi. Dobbiamo tuttavia osservare che Cartesio nelle Meditazioni in qualche modo attenua la sua visione dualistica, affermando l’unitarietà della persona umana e la stretta interazione tra corpo e anima.
Il problema del dualismo tra corpo e anima condiziona anche la concezione delle passioni umane. Egli distingue due tipi di funzioni umane: 
  •  le azioni, che dipendono dalla volontà e, quindi, sono frutto dell’agire libero; 
  • le passioni – percezioni, sentimenti ed emozioni –, che sono affezioni involontarie causate nell’anima dalle forze meccaniche del corpo.
Ritiene che le passioni non siano di per sé negative; anzi, in casi si rivelano efficaci, in quanto dispongono l’anima a preservare il corpo dal pericolo; alcune di esse, inoltre – come la gioia, l’allegria, l’amore, la meraviglia… –, stimolano alla ricerca di ciò che è utile per l’uomo e per la sua autoconservazione.
Per il filosofo si devono evitare il cattivo uso delle passioni e gli eccessi, che rendono l’uomo schiavo degli impulsi del corpo impedendogli di esprimersi come soggetto libero e razionale. il  controllo non è frutto di improvvisazione, ma che si ottiene solo con l’esercizio e una lunga abitudine alla moderazione.
L’anima è, dunque, sede di una lotta continua tra le passioni e la ragione. La saggezza risiede proprio nel dominio della volontà sulle passioni ed è grazie ad essa che l’uomo si svincola dalla soggezione al corpo, per affermare il proprio libero arbitrio e la propria autonomia. Per ottenere questo risultato, egli deve educarsi a controllare le reazioni scatenate dalle emozioni. Solo così diventa possibile discernere il bene dal male.

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