Giordano Bruno

 


Nasce a Nola nel 1548. A diciotto anni entra nell’ordine dei domenicani di Napoli, dove studia per vari anni la filosofia e la teologia scolastica. Sviluppa un neoplatonismo diverso da quello “cristiano” di Marsilio Ficino, che esaltava l’anima e la sua immortalità. Il suo è di matrice magica e mira alla costruzione di un sistema (eretico dal punto di vista della Chiesa cattolica) in cui Dio, l’uomo e la natura appaiono fusi in un’unità. Viene incarcerato nel 1592 per ordine del tribunale dell’Inquisizione. All’arresto segue il processo, l’iter giudiziario termina con la condanna al rogo eseguita nel febbraio 1600.

Artefice della moderna concezione dell’infinito: infatti, opponendosi alla tradizione aristotelica arriva ad affermare che l’universo è uno spazio infinito, costituito da infiniti mondi. Dio è la mente al di sopra di tutto, un principio primo infinito, da lui non può che derivare un effetto infinito. Una visione panteista, in cui Dio coincide con la natura nella sua totalità e creatività senza limite.

Il filosofo esalta la moderna civiltà europea, intessuta di scienza, tecnica, libertà e capacità “imprenditoriale”: l’esatto opposto della visione medievale, contemplativa e trascendente. Ciò che differenzia l’uomo dagli altri animali è il possesso dell’intelletto e delle mani, ossia uno strumento con cui può manipolare e assoggettare la materia. La capacità pratica e quella intellettiva non sono in contraddizione l’una rispetto all’altra, ma risultano entrambe fondamentali per la comprensione e la trasformazione delle cose in vista del progresso tecnico e scientifico. La dignità dell’uomo non è affidata soltanto alla forza dell’intelligenza, ma anche al lavoro manuale (sviluppo delle arti e dell’industria), che costituisce la causa ultima grazie alla quale l’uomo si è allontanato dalla condizione bestiale per avvicinarsi a quella divina.

Nell’opera Degli eroici furori, immagina che l’uomo, insoddisfatto dell’amore carnale, si innalzi all’amore totale della natura ed il filosofo lo paragona Atteone (cacciatore del mito classico). 
L’uomo che si lascia prendere dall’«eroico furore» inteso come ardente desiderio della conoscenza, e si sottrae ai desideri bassi e volgari (i «bassi furori») dedicandosi alla ricerca del suo oggetto infinito, la natura, alla fine diviene egli stesso oggetto, ossia natura. 

Commenti

Post più popolari