La metafisica, Aristotele



Il termine metafisica indica quella parte della filosofia che Aristotele definiva filosofia prima che indaga le strutture profonde e le cause ultime della realtà. Coniato, probabilmente da Andronico di Rodi che ordinando le opere di Aristotele, posizionò le opere relative alla "filosofia prima" dopo quelle di fisica.
Una metafisica realista che dalle cose va alle idee e che implica una rivalutazione della sensibilità (è grazie ai sensi che percepiamo le cose esterne e formiamo un'idea nella nostra mente).
Per dare un interpretazione scientifica di cose che per loro natura sono mutevoli, Aristotele formulò i cardini della sua metafisica: la sostanza, la materia, la forma, l'atto e la potenza.

La metafisica ha come oggetto l'essere in quanto essere, è dunque ontologica. Per Aristotele, l'essere non ha un unico significato, ma presenta una molteplicità di aspetti. L'essere delle cose può essere illustrato con 10 categorie differenti:

1- la sostanza
2- la qualità
3- la quantità
4- la relazione
5- il luogo
6- il tempo
7- l'agire
8- il patire
9- lo stato
10- la situazione

L'essere dell'ente vero e proprio è la sostanza, le altre costituiscono i suoi aspetti. 

La sostanza è l'individuo concreto che sia uomo animale o cosa, Aristotele le definisce sostanze prime in quanto esistono in modo autonomo. Possono essere considerate in una duplice prospettiva: ontologica (soggetto reale) e logica (soggetto logico). L'essere è un insieme di sostanze individuali cioè individui singoli dotati da varie qualità. Ogni sostanza è concepita come sinolo, cioè unione indissolubile di forma e materia. La forma rappresenta la natura intima della cosa, la sua essenza. La materia, è un materiale indeterminato che grazie alla forma assume una configurazione particolare. Dunque la forma è la natura essenziale che fa si che una cosa sia quella cosa e non un'altra. Quindi la sostanza è la categoria fondamentale mentre le altre sono considerati accidenti cioè attributi della sostanza.

Grazie a questo concetto di forma e materia, Aristotele definisce il cambiamento, il passaggio da un tipo di essere ad un altro (trasformazione interna dell'essere). La potenza rappresenta la possibilità da parte della materia di essere trasformata e di assumere una determinata forma. L'atto designa l'esistenza dell'oggetto, cioè forma realizzata di un processo del divenire o essere la potenza di un processo ulteriore, dando vita a una catena di trasformazioni.
Dunque la materia è un elemento indeterminato che ha la potenzialità di assumere determinazioni successive (cambiamento), la forma è l'elemento attuale riconoscibile delle cose. 

L'atto precede sempre la potenza in quanto nessuna possibilità può da se stessa trasformarsi in realtà attuale (la pianta produce il seme). La materia (il seme) ha la potenzialità (trasformarsi in pianta) ma potrebbe non trasformarsi.

La potenza è possibilità di divenire, mancanza di forma e insieme possibilità di acquisirla grazie al processo del divenire, ciò che è atto (forma realizzata) e allo stesso tempo potenza di una forma successiva (l'arboscello è atto rispetto al seme ma potenza rispetto alla pianta). Aristotele definisce i due estremi di questa catena di trasformazioni; da una parte la materia prima (priva di forma, indeterminata e inconoscibile) e dall'altra parte la forma pura, perfezione della sostanza (immobile ed eterna) che coincide con Dio ed è oggetto di teologia.

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